Il CBD presenta un alto valore terapeutico per la gestione del dolore cronico e la capacità di ridurre l'onere farmaceutico (Kogan et al. 2020).

Dolore acuto: Considerando l'upregulation dei recettori CB2 durante le lesioni tissutali e l'infiammazione, la terapia dovrebbe essere mirata ai recettori CB2 per prevenire il passaggio dal dolore acuto a quello cronico maladattivo. Una combinazione di FANS e cannabinoidi può essere più vantaggiosa per i pazienti in cui un FANS da solo non è sufficiente. Dosi più elevate di forme acide di cannabinoidi (CDBA o CBGA) per gli animali intolleranti ai FANS possono essere più vantaggiose.
Dati gli effetti sinergici dei cannabinoidi e degli oppioidi, diminuire la dose di oppioidi utilizzati negli eventi di dolore acuto quando si combinano con i cannabinoidi. I profili dei prodotti che includono CBD, CBDA, THCA,
CBG, CBGA, mircene e beta-cariofillene sarebbero probabilmente ideali per sfruttare le loro proprietà analgesiche antinfiammatorie.

Dolore cronico: cannabinoidi maggiori e minori, ma anche terpeni. La maggior parte dei farmaci per il dolore cronico lavora in sinergia con i cannabinoidi. Ciò è vantaggioso quando si utilizzano approcci multimodali, in particolare per i casi di dolore refrattario. Le dosi dei farmaci possono spesso essere ridotte quando i due farmaci vengono utilizzati insieme, prevenendo o riducendo gli effetti collaterali. La sinergia con il gabapentin, ad esempio, può essere vantaggiosa, diminuire le dosi di gabapentin per evitare effetti collaterali indesiderati nei pazienti anziani, come la letargia.

Comportamento: disturbi d'ansia, allevia lo stress derivato sia da viaggi che solitudine e paura, migliora la qualità del sonno (SEC svolge un ruolo importante nella regolazione del ciclo sonno-veglia).
FIC (cistite idiopatica felina): sono sempre più numerose le prove aneddotiche di pazienti con FIC che hanno riscontrato una riduzione dei segni clinici dopo la somministrazione di prodotti ricchi di cannabidiolo. Sebbene l'uso di cannabinoidi per il trattamento della FIC sembri avere un immenso potenziale, sono necessarie ulteriori ricerche e studi clinici sui gatti.

Nei cani e nei felini, l'identificazione di recettori correlati al sistema endocannabinoide (SEC) e all'endocannabinoidoma, espressi in più strati del tratto gastrointestinale, con evidenze funzionali di questi recettori, lascia pochi dubbi sui benefici terapeutici dei cannabinoidi esogeni per le malattie gastrointestinali, in particolare le malattie infiammatorie.

Il SNE (Sistema Nervoso Enterico) e il SEC sono presenti in tutto il tratto gastrointestinale e, insieme, sono responsabili della modulazione della motilità, dell'attività secretoria, del senso di sazietà, del mantenimento della barriera epiteliale e dell'immunità intestinale (Izzo e Sharkey 2010; Trautmann e Sharkey 2015; Reichenbach e Schey 2016; Di Patrizio 2016). Il SEC regola anche nausea, vomito, sensibilità viscerale, infiammazione intestinale e proliferazione delle cellule enteriche (Izzo e Sharkey 2010; Trautmann e Sharkey 2015; Reichenbach e Schey 2016). Il riconoscimento dell'esistenza del sistema endocannabinoide (SEC) e della sua importanza ha suscitato un enorme interesse nell'uso di cannabinoidi esogeni, come il CBD, per apportare cambiamenti positivi in una miriade di patologie intestinali.

Ricerche in corso includono l'uso dei cannabinoidi per ridurre la stitichezza e la gastroparesi indotte dagli oppioidi, la riduzione delle dosi di FANS per contribuire a ridurre la tossicità, la possibile riduzione delle dosi immunosoppressive di steroidi e il miglioramento della terapia antiemetica in associazione con agenti antiemetici (Reichenbach e Schey 2016; Alhouayek e Muccioli 2014).

Possibili applicazioni: modulazione dell’appetito,nausea e vomito, dolore viscerale e ipersensibilità, reflusso esofageo, diarrea e peristalsi, malattia infiammatoria intestinale e sindrome dell'intestino irritabile, cancro intestinale e gastrico, pancreatite acuta.

È stato dimostrato che i cannabinoidi esercitano una vasta gamma di proprietà anticancerogene, come l'azione antiproliferativa, l'induzione di apoptosi e autofagia, l'effetto anti-invasivo, anti-metastatico, immunomodulatorio e la sinergia con le terapie convenzionali.
È stato anche dimostrato che il THC inibisce la transizione epitelio-mesenchimale nel carcinoma dell'endometrio (Zhang et al. 2018).

I cannabinoidi possono svolgere un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti oncologici veterinari, sia in un contesto definitivo che palliativo. L'integrazione di prodotti a base di cannabis può aiutare in modo palliativo riducendo gli effetti avversi osservati con la chemioterapia, tra cui nausea, vomito, inappetenza e depressione, ma può anche essere utilizzata per agire in sinergia
con le terapie convenzionali, nel tentativo di aumentarne il potenziale terapeutico antitumorale.

È stato dimostrato che i tumori epiteliali ed i carcinomi, tendono a rispondere meglio alla terapia con cannabinoidi. Poiché ci sono ancora così tante informazioni che non conosciamo riguardo a quali composti specifici della pianta siano necessari per fornire un effetto antitumorale, è essenziale esporre il paziente oncologico al maggior numero possibile di prodotti a spettro completo. Questo concetto è rafforzato da studi che dimostrano che gli estratti di pianta di cannabis completi contenenti composti multipli hanno un effetto antineoplastico superiore rispetto agli isolati fitocannabinoidi puri (Blasco-Benito et al. 2018; Baram et al. 2019).

Va inoltre notato che, a causa degli effetti immunosoppressivi della cannabis, si raccomanda di evitare di somministrare qualsiasi prodotto a base di cannabinoidi a un paziente durante l'immunoterapia antitumorale, poiché esistono prove a sostegno del fatto che la cannabis può influire negativamente sui tassi di risposta se utilizzata contemporaneamente all'immunoterapia (Taha et al. 2019; Zhang et al. 2018).